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lunedì 3 settembre 2012

Anche noi ricordiano il Cardinal Martini...

Anche noi, da buoni e fedeli Cattolici Ambrosiani rendiamo disciplinatamente omaggio alla importante figura storica del Cardinale Carlo Maria Martini, per tanti anni Arcivescovo di Milano, e preghiamo per lui. Ne ricordiamo l'indubbio carisma naturale, i modi e la presenza aristocratica, la vasta e profonda cultura ma anche che da un punto di vista ecclesiastico ha sempre contestato le scelte dei Pontefici regnanti, che da un punto di vista dottrinale sembrava protestante, che da un punto di vista teologico era praticamente eretico e che "politicamente" era il capofila del peggiore cattolicesimo progressista ed ecumenico post-conciliare. Per questo, oggi lo celebrano anche e sopratutto i catto-comunisti e gli intellettuali laici, molti dei quali ferocemente anticlericali, massoni e giacobini. Nel ricordare queste sacrosante verità, "politicamente scorrette", noi tutti, ripeto, da autentici cristiani, certamente peccatori ma fedeli alla Chiesa, preghiamo per la sua anima e per i suoi peccati, ricordandone tutte le qualità ed opere certamente positive. Di seguito, l'articolo di Antonio Socci, pubblicato ieri su Libero quotidiano e quello di Piero Nicola, pubblicato sul blog cattolico Riscossa Cristiana. Riposi in Pace. (Giuseppe M.)
IO NON SONO MARTINIANO, SONO CATTOLICO. COSA POSSIAMO FARE PER L’ANIMA DI CARLO MARIA MARTINI 1 settembre 2012 / In News Vedendo il mare di sperticati elogi ed esaltazioni sbracate del cardinale Martini sui giornali di ieri, mi è venuto in mente il discorso della Montagna dove Gesù ammonì i suoi così: “Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi” (Luca 6, 24-26). I veri discepoli di Gesù infatti sono segno di contraddizione: “Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo (…) il mondo vi odia. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Gv 16, 18-20). Poi Gesù indicò ai suoi discepoli questa beatitudine: “Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli” (Luca 6,20-23). Una cosa è certa, Martini è sempre stato portato in trionfo sui mass media di tutto il mondo, da decenni, e incensato specialmente su quelli più anticattolici e più ostili a Gesù Cristo e alla sua Chiesa. Che vorrà dire? Obiettate che non dipendeva dalla sua volontà? Ma i fatti dicono che Martini ha sempre cercato l’applauso del mondo, ha sempre carezzato il Potere (quello della mentalità dominante) per il verso del pelo, quello delle mode ideologiche dei giornali laicisti, ottenendo applausi ed encomi. E’ stato un ospite assiduo e onorato dei salotti mediatici fino ai suoi ultimi giorni. O vi risulta che abbia rifiutato l’esaltazione strumentale dei media che per anni lo hanno acclamato come l’Antipapa, come il contraltare di Giovanni Paolo II e poi di Benedetto XVI? A me non risulta. Eppure avrebbe potuto farlo con parole ferme e chiare come fece don Lorenzo Milani quando la stampa progressista e la sinistra intellettuale e politica diceva: “è dei nostri”. Lui rispondeva indignato: “Ma che dei vostri! Io sono un prete e basta!”. Quando cercavano di usarlo contro la Chiesa, lui ribatteva a brutto muso: “in che cosa la penso come voi? Ma in che cosa?”, “questa Chiesa è quella che possiede i sacramenti. L’assoluzione dei peccati non me la dà mica L’Espresso. E la comunione e la Messa me la danno loro? Devono rendersi conto che loro non sono nella condizione di poter giudicare e criticare queste cose. Non sono qualificati per dare giudizi”. E ancora: “Io ci ho messo 22 anni per uscire dalla classe sociale che scrive e legge L’Espresso e Il Mondo. Devono snobbarmi, dire che sono ingenuo e demagogo, non onorarmi come uno di loro. Perché di loro non sono”, “l’unica cosa che importa è Dio, l’unico compito dell’uomo è stare ad adorare Dio, tutto il resto è sudiciume”. Queste meravigliose parole di don Milani, avremmo voluto ascoltare dal cardinale, ma non le abbiamo mai sentite. Mai. Invece ne abbiamo sentite altre che hanno sconcertato e confuso noi semplici cattolici. Parole in cui egli faceva il controcanto puntuale all’insegnamento dei Papi e della Chiesa. Tanto che ieri “Repubblica” si è potuta permettere di osannarlo così: “non aveva mai condannato l’eutanasia”, “dal dialogo con l’Islam al sì al preservativo”. Tutto quello che le mode ideologiche imponevano trovava Martini dialogante e possibilista: “non è male che due persone, anche omosessuali, abbiano una stabilità e che lo Stato li favorisca”, aveva detto. E’ del tutto legittimo – per chiunque – professare queste idee. Ma per un cardinale di Santa Romana Chiesa? Non c’è una contraddizione clamorosa? Cosa imporrebbe la lealtà? Quando un cardinale afferma: “sarai felice di essere cattolico, e altrettanto felice che l’altro sia evangelico o musulmano” non proclama l’equivalenza di tutte le religioni? Chi ricorda qualche vibrante pronunciamento di Martini che contraddiceva le idee “politically correct”? O chi ricorda un’ardente denuncia in difesa dei cristiani perseguitati? Io non li ricordo. Preferiva chiacchierare con Scalfari e – sottolinea costui – “non ha mai fatto nulla per convertirmi”. Lo credo. Infatti Scalfari era entusiasta di sentirsi così assecondato nelle sue fisime filosofiche. Nella seconda lettera a Timoteo, san Paolo – ingiungendo al discepolo di predicare la sana dottrina – profetizza: “Verranno giorni, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità, per volgersi alle favole” (Tm 4, 3-4). Nella sua ultima intervista, critica con la Chiesa, Martini si è chiesto dove sono “uomini che ardono”, persone “che hanno fede come il centurione, entusiaste come Giovanni Battista, che osano il nuovo come Paolo, che sono fedeli come Maria di Magdala?”. Evidentemente non ne vede fra i suoi adepti, ma nella Chiesa ce ne sono tantissimi. Peccato che lui li abbia tanto combattuti, in qualche caso perfino portandoli davanti al suo Tribunale ecclesiastico. Sì, questa è la tolleranza dei tolleranti. Martini ha incredibilmente firmato la prefazione a un libro di Vito Mancuso che – scrive “Civiltà cattolica” – arriva “a negare o perlomeno svuotare di significato circa una dozzina di dogmi della Chiesa cattolica”. Ma il cardinale incurante definì questo libro una “penetrazione coraggiosa” e si augurò che venisse “letto e meditato da tante persone” (del resto Mancuso definisce Martini “il mio padre spirituale”). Dunque demolire i dogmi della fede non faceva insorgere Martini. Ma quando due giornalisti – in difesa della Chiesa – hanno criticato certi intellettuali cattoprogressisti, sono stati da Martini convocati davanti alla sua Inquisizione milanese e richiesti di abiura. Che paradosso. L’unico caso, dopo il Concilio, di deferimento di laici cattolici all’Inquisizione per semplici tesi storiografiche porta la firma del cardinale progressista. “Il cardinale del dialogo”, come lo hanno chiamato Corriere e Repubblica. I giornali sono ammirati per le sue massime. Devo confessare che io le trovo terribilmente banali . Per esempio: “emerge il bisogno di lotta e impegno, senza lasciarci prendere dal disfattismo”. Sembra Napolitano. Grazie al cielo nella Chiesa ci sono tanti veri maestri di spiritualità e amore a Cristo. L’altro ritornello dei media è sull’erudizione biblica di Martini. Senz’altro vera. Ma a volte il buon Dio mostra un certo umorismo. E proprio venerdì, il giorno del trapasso di Martini, la liturgia proponeva una Parola di Dio che sembra la demolizione dell’erudizione e della “Cattedra dei non credenti” voluta da Martini, dove pontificavano Cacciari e altri geni simili. Scriveva dunque san Paolo che Cristo lo aveva mandato “ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo. La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio. Sta scritto infatti: ‘Distruggerò la sapienza dei sapienti e annullerò l’intelligenza degli intelligenti’. Dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dov’è il sottile ragionatore di questo mondo? Dio non ha forse dimostrato stolta la sapienza del mondo? Poiché… è piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazione… Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1Cor 1, 17-25). E il Vangelo era quello delle dieci vergini, dove Gesù – ribaltando i criteri mondani – proclama “sagge” quelle che hanno conservato la fede fino alla fine e “stolte” quelle che l’hanno perduta. Spero che il cardinale abbia conservato la fede fino alla fine. Le esaltazioni di Scalfari, Dario Fo, “Il Manifesto”, Cacciari gli sono inutili davanti al Giudice dell’universo (se non saranno aggravanti). Io, come insegna la Chiesa, farò dire delle messe e prenderò l’indulgenza perché il Signore abbia misericordia di lui. E’ la sola pietà di cui tutti noi peccatori abbiamo veramente bisogno. E’ il vero amore. Tutto il resto è vanità. Antonio Socci Da “Libero”, 2 settembre 2012
LA MORTE DEL CARD. MARTINI. NECESSITA’ DI CHIAREZZA - di Piero Nicola di Piero Nicola Potrebbe sembrare poco caritatevole parlare del modo di morire per un’anima appena spirata. Tuttavia il modo di questo trapasso riguarda piuttosto coloro che vi hanno contribuito e il dibattito suscitato. La televisione ha mostrato un signore – non so se fosse un gesuita o un medico – che ha assistito il cardinal Carlo Maria Martini nelle sue ultime ore terrene. L’interpellato ha detto che il morente aveva rifiutato l’accanimento terapeutico. In linea di massima, nulla da eccepire. Ma ha aggiunto che, visto il sopraggiungere della dipartita inevitabile, essendo il moribondo ancora cosciente, si è provveduto alla sedazione sino a morte avvenuta. La questione – e di questione si tratta – è certamente delicata. Tuttavia sussiste il dubbio che la sedazione abbia provocato la morte, ossia l’uccisione. Chi di dovere aveva l’obbligo di chiarire che così non è stato, che non ci fu l’intenzione, né nella volontà dell’infermo né dei suoi assistenti, di praticare questa forma di eutanasia. L’omissione, almeno verso il pubblico, invece ha avuto il suo esito, la confusione, ancora una volta, è stata seminata. Successive smentite lascerebbero il tempo che trovano. Tanto più che il defunto espresse giudizi almeno indulgenti sia riguardo al caso Piergiorgio Welby che al caso Eluana Englaro. Vedi il suo articolo del 2007 su La Stampa “Io, Welby e la morte”. Tutti i giornali ricordano, poi, il suo ultimo libro-intervista Credere e conoscere (Einaudi 2012), scritto con Ignazio Marino, senatore pd, dove questi chiede: “Non sarebbe ragionevole avviare con senso di urgenza una discussione seria […] per trovare un equilibrio tra il mondo della scienza [agnostica, confinata nella fisica] e le differenti sensibilità [sic!] etiche e religiose [che comprendono la metafisica, i.e. la Rivelazione] superando con onestà intellettuale gli atteggiamenti dogmatici?” Con ciò, si tocca il dogma, sia pure ambiguamente. Quanto al Cardinale, ivi egli cita il processo a Galileo Galilei per accusare la Chiesa di essere stata chiusa di fronte agli “inevitabili cambiamenti legati al processo della scienza e della tecnica”. E qui troviamo discredito larvatamente gettato sulla Madre e Maestra infallibile nell’interpretazione dogmatica della Bibbia e nell’insegnamento dogmatico. Il sito Paxchristi ha potuto scrivere che il cardinale ha manifestato “posizioni di apertura […] sulle unioni omosessuali, che […] se stabili, potrebbero sottoscrivere un patto civile riconosciuto dallo Stato”. Sempre a proposito di Credere e conoscere si osserva: “Prevale comunque in questo libro l’attenzione alla persona, alla sua realtà, spesso dolorosa, come appare nelle considerazioni sul fine vita, sempre con grande umana comprensione, soprattutto di fronte a sofferenze che diventano insopportabili”. Sicché l’uomo potrebbe arrogarsi la parte di Dio, nel giudicare il limite di sopportazione e la negatività delle sofferenze in rapporto alla salvezza dell’anima. Ma costoro di anima, di salvezza, di destino ultraterreno, di Conforti religiosi, di Viatico, insomma del fatto essenziale, si guardano bene dal parlare, attenendosi a un sentimentale umanitarismo. Intanto, il coro dei progressisti loda la scelta, vi inneggia, facendo supporre lo scandalo. Una scelta di rifiutare il sondino di alimentazione, che, con ogni probabilità, avrebbe prolungato la vita, come la prolungò a Giovanni Paolo II; una scelta almeno discutibile, e certamente cara a coloro che vedono nel suicidio la soluzione alle sofferenze insopportabili. Sono di questo sentimento molti sedicenti cattolici, immemori della divina promessa di non permettere sofferenze insopportabili. Ma ciò si comprende meglio data la loro fede nella scienza, nei processi naturali da essa contemplati e dai quali Dio viene rigorosamente escluso.

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