CCP

mercoledì 25 luglio 2012

NO alla dittatura dello spread!

Ci avevano detto che la pillola amara del governo Monti serviva per guarire un malato ormai vicino al tracollo. Che la cura a stretto giro di tempo avrebbe prodotto i suoi risultati. Oggi quel malato non solo non è migliorato, ma addirittura le sue condizioni sono peggiorate. Da giorni lo spread, che ha determinato la caduta del governo Berlusconi, è tornato agli stessi livelli dello scorso inverno, quando l’allora premier fu costretto a lasciare a causa della speculazione dei mercati, diventata ormai insostenibile, dicevano. E oggi? Non è insostenibile come lo era allora? E perché i professori della Bocconi non lasciano per manifesta incapacità? Ci hanno ingannato dicendo che tutto si sarebbe risolto, in realtà hanno solo operato per le banche, accanendosi sul popolo. Hanno aumentato le tasse e messo in ginocchio l’economia di un Paese. Fanno finta di andare in Europa e fare la voce grossa, ma quello che esce è solo il belato di una pecorella. Se ne devono andare a casa, perché sono come quei medici che operano senza titolo. Una cosa è fare lezioni dalle cattedre o fare i conti dietro lo sportello di una banca, un’altra è governare una nazione, un popolo. Sono incapaci e il presidente della Repubblica ha il dovere – lo dico con tutto il rispetto possibile – di riservare a Monti lo stesso trattamento che usò con Berlusconi. Ormai è dimostrato il loro fallimento, i fondi salva-stati sono una bufala, e nonostante il fiscal compact i mercati se ne fregano di tutto e tutti, e le borse bruciano miliardi di euro. Non dobbiamo prendere appunti da chi sta mandando in malora una nazione, da chi sta sacrificando il futuro dei nostri figli per i conti delle banche. Questa non è l’Europa che avevamo in mente, e quindi a cosa serve? Restituite la parola ai cittadini. E’ l’ora di mettere in campo politiche sociali concrete a tutela del popolo, non delle banche e degli affari. Andatevene a casa: siete inutili, dannosi e inadeguati. Gli italiani non vi hanno votato, e non vi vuole più nessuno. FRANCESCO STORACE

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