CCP

giovedì 30 giugno 2011

ONORE ai CADUTI !



SABATO 2 LUGLIO P.V., IN OCCASIONE DELLA RICORRENZA DELLA BATTAGLIA DEL PASTIFICIO DI MOGADISCIO (CHECK POINT PASTA) ALLE ORE 11:00 PRESSO I GIARDINI DEL VERZIERE IN LARGO AUGUSTO A MILANO, RICORDEREMO COME OGNI ANNO I PARACADUTISTI CADUTI E RIMASTI GRAVEMENTE FERITI NEL CORSO DI TALE EVENTO BELLICO CHE HA COINVOLTO DIRETTAMENTE I MILITARI IN SERVIZIO APPARTENENTI ALLA NOSTRA SPECIALITA'.

NEL CORSO DI TALE CELEBRAZIONE EFFETTUEREMO IL MINUTO DI SILENZIO E DEPOSITEREMO UNA CORONA DI FIORI SUL CIPPO IN MEMORIA DEI SOLDATI CADUTI IN MISSIONE DI PACE, FORTEMENTE VOLUTO E REALIZZATO DALLA SEZIONE ANPD'I DI MILANO NEGLI ANNI PRECEDENTI CON IL CONTRIBUTO DELLE ISTITUZIONI LOCALI.

E' D'OBBLIGO LA PRESENZA DI TUTTI ED IL BASCO AMARANTO O DEL REPARTO DI APPARTENENZA.

E' GRADITA LA PRESENZA DI PARENTI O AMICI.

AI PARACADUTISTI CHE HANNO IN PROGRAMMA ATTIVITA' LANCISTICA PER QUEL GIORNO CHIEDO DI POSTICIPARE L'ATTIVITA' ALLA DOMENICA IN MODO DA GARANTIRE LA PROPRIA PRESENZA SUL LUOGO DELLA CERIMONIA.

ORA E SEMPRE FOLGORE!

PAR. MARCO TADDEI

Libraria: "Il giallo di Via Tadino" di Dario Crapanzano



E’ un’atmosfera piacevolmente retrò quella che emerge da questo libro. Siamo negli anni ’50, nel primo dopoguerra, in una tipica casa di ringhiera milanese della zona di Porta Venezia. Qui abitano e si muovono operai, artigiani e negozianti che, per tradizione contadina dura a morire, conducono una vita semplice, si alzano di buon’ora, si coricano presto e lavorano tanto.

In una serata come le altre in cui i condomini stanno consumando la cena, il corpo di una bella donna, sulla quarantina e madre di due figlie, precipita al suolo. L’urlo della donna scuote la tranquilla esistenza degli abitanti, tutto fa pensare ad un suicidio ma, forse, la disgrazia non è una disgrazia.

L’onere di trovare il bandolo della matassa è affidato ad Arrigoni, capo del Commissariato di Porta Venezia. Un vero Maigret in salsa milanese, sia per i metodi d’indagine sia per la passione per il cibo, che, lungi dal fermarsi alle apparenze, si mette a scandagliare, passo passo, la vita della morta e le relazioni all’interno del palazzo. Emerge così una realtà ancora segnata dalla recente guerra: miserie, speranze, una popolazione che cerca di crescere e accedere finalmente, anche a caro prezzo, a qualche sprazzo di benessere. Il microcosmo dello stabile rivela personaggi singolari e un insospettabile sistema di vizi privati e pubbliche virtù. Arrigoni guida sapientemente l’indagine arrivando a scoprire che quello strano suicidio nasconde un’amara verità e che, come sempre, le cose non sono come sembrano.

Un giallo ben riuscito in cui Dario Crapanzano riesce con grande capacità a delineare gli ambienti e i personaggi del dopoguerra milanese. Per chi è milanese d’origine poi, è quasi emozionante vedere le zone familiari di Porta Venezia, Loreto, Casoretto trasportate all’alba degli anni ’50: negozi, cinema, teatri e balere ormai spariti, e una popolazione che, con l’arrivo della lingua inglese (chi sa cos’è un sanguis?), muove i primi passi verso nuovi e più ampi orizzonti.

Aperitivo di Destrafuturo

martedì 28 giugno 2011

Crociani Baglioni a Milano




Venerdì 8 luglio alle ore 18.00,
presso il Circolo Letterario Ritter di Via Maiocchi 28 a Milano:

incontro con il Conte Prof. Fernando Crociani Baglioni,
Presidente del Centro Studi Patria e Libertà.

Segue cena sociale in ristorante della zona (prenotazione obbligatoria).

http://patriaeliberta.myblog.it/

http://www.ritteredizioni.com/index.php

Informazioni e prenotazioni: tradizioneuropea@gmail.com

lunedì 27 giugno 2011

Quale futuro per il PDL ed il centrodestra?



“QUALE FUTURO PER IL PDL ED IL CENTRODESTRA ?”

Assemblea pubblica con la partecipazione del

Presidente della Provincia di Milano, On. Guido Podestà

DOMANI SERA, MARTEDI 28 GIUGNO, A MILANO

Info: robertojonghi@gmail.com – 346.7893810 (anche sms!)

giovedì 23 giugno 2011

Gianni Spina intervista Roberto Jonghi



Milano, giugno 2011

Intervistiamo Roberto Jonghi Lavarini, 39 anni di età anagrafica, 25 anni di militanza politica nella destra (MSI e AN), ora esponente del PDL. Non ricopre alcuna carica ufficiale ma è noto ed ascoltato per il suo attivismo, i suoi blog e le sue esilaranti comunicazioni email che fustigano la politica milanese, senza risparmiare critiche a nessuno, nemmeno ai vertici del suo partito.

Il centro-destra ha perso Milano, la sua roccaforte, un simbolo sia per Berlusconi che per la Lega. Quali sono le sue valutazioni?

A Milano non ha vinto la sinistra ma ha clamorosamente perso la destra per colpa di scelte e candidature sbagliate che hanno trasformato il crescente disagio del nostro elettorato in astensione. Abbiamo deluso i nostri sostenitori e sbagliato campagna elettorale, sia nei toni che nei contenuti, mentre Giuliano Pisapia è riuscito a unificare, entusiasmare e mobilitare tutta la sinistra. Il PDL ha bisogno di un vero rinnovamento politico, anche nominale e generazionale, che assicuri partecipazione, trasparenza e meritocrazia. Il Presidente Silvio Berlusconi ha il diritto-dovere di governare e di attuare il programma elettorale e le necessarie riforme, istituzionali e fiscali, ma il centro-destra deve scegliersi, attraverso le elezioni primarie, un nuovo candidato ed una nuova classe dirigente. Unica riforma elettorale assolutamente necessaria è l’abolizione delle liste bloccate e la reintroduzione del sistema delle preferenze a tutti i livelli.

Secondo Lei come sarà il nuovo governo di Milano?

Il nuovo Sindaco ha appena nominato la giunta comunale, escludendo gli estremisti (comunisti, radicali e Di Pietro) e premiando i cattolici progressisti ed i poteri forti. Nel futuro, il radical-chic Pisapia (mio vicino di ombrellone a Santa Margherita Ligure) sarà più influenzato dalla Curia, dai banchieri, dall’alta finanza e dai grandi costruttori, piuttosto che dai suoi vecchi compagni di Rifondazione e del Leonkavallo. Vedremo cosa faranno, la loro compagine politica è estremamente variegata, per ora hanno annunciato solo aumenti delle tariffe ed il sostegno economico al Gay Pride.

A Milano si è votato, oltre che per i quattro referendum nazionali, anche per cinque local. Lei che scelte ha fatto?

Io sono andato a votare: due si a sostegno dell’acqua pubblica come bene naturale e primario, e due no, per difendere la ricerca nucleare e la stabilità del governo. Ora, in Italia non potremo costruire più centrali nucleari ma continueremo a comprare energia, a costi elevatissimi, dalle centrali dei nostri vicini che circondano la pianura padana, con il risultato di avere gli stessi rischi dei francesi, pagando l’energia più del doppio. Francamente mi sembra una cavolata… A Milano si è votato anche per altri cinque quesiti promossi da Edoardo Croci (liberale e ambientalista di centro-destra) ed io ne ho sostenuti quattro (tranne quello sull’Ecopass) perché erano tutti rivolti al miglioramento della nostra città, del nostro ambiente e della nostra qualità della vita.

Cosa mi dice dei risultati elettorali della estrema destra?

La Destra di Francesco Storace ha preso lo 0,3%, Forza Nuova lo 0,4%, la Fiamma Tricolore non è riuscita nemmeno a presentarsi: questi dati si commentano da soli. Le permanenti divisioni della destra radicale risultano inspiegabili e sgradite al potenziale elettorato che preferisce votare per altri o astenersi. Per me si tratta di un capitolo definitivamente chiuso.

Ma anche i suoi candidati di Destrafuturo sono andati maluccio.

Decisamente si, non lo nego, ne prendiamo atto e ci attrezzeremo meglio per i futuro. Sono però contento del risultato di diversi amici, soprattutto giovani, che sono stati eletti nei consigli di zona. In particolare meritano di essere citati, come esempio positivo di nuova classe dirigente del PDL, Roberta Capotosti e Niccolò Mardegan, due giovani consiglieri provinciali di Milano, che hanno dimostrato, sul campo, oltre di essere bravi e capaci, anche di avere un reale consenso politico e popolare. Il PDL dovrà tenerne conto.

Sui giornali si è parlato molto dei rapporti tra estrema destra ed istituzioni ma anche delle forti tensioni fra i militanti di gruppi diversi, sfociate persino in aggressioni, perquisizioni e denunce.

Le tensioni sono fisiologiche in un mondo giovanile, idealista, forte e sano come quello della destra radicale, ma non vi sono mai state aggressioni violente, tantomeno denunce: sono comportamenti che non fanno parte del nostro DNA, del nostro codice d’onore, etico e cavalleresco. Sono solo fandonie per gettare discredito sulla nostra comunità politica. Punto!

Cosa mi dice del fenomeno nazionale Casa Pound Italia?

A Milano vi è un forte presenza di gruppi di destra, non solo partiti ma anche circoli, associazioni e movimenti. Casa Pound è sicuramente una buona idea ma troppo “romano centrica” per attecchire a Milano, a differenza di altre realtà emergenti che funzionano bene come, ad esempio, Lealtà ed Azione che è un fenomeno militante tipicamente lombardo. Comunque, ripeto, io, oramai da tempo, ho intrapreso altre strade, senza rancori e senza rimpianti, anzi mantenendo rapporti di amicizia e di collaborazione con i miei “vecchi camerati”. Ho deciso di navigare in mare aperto, di portare le nostre idee nel PDL e nel centrodestra, radicandole, non solo nella politica ma nella società italiana. La battaglia più difficile ed importante che dobbiamo portare avanti è quella culturale, della buona informazione e formazione dei giovani.

Azione Anifascista ha realizzato un dossier di 70 pagine sulla estrema destra a Milano, dove Lei è uno dei principali citati.

Si tratta delle loro solite “seghe mentali”: metodi vetero comunisti, analisi tragicomiche, informazioni assolutamente imprecise e datate, quando non completamente false. Sinceramente non riesco proprio a capire come possano perdere così tanto tempo a spiarci e schedarci, costruendo fantapolitiche trame nere. Penso si tratti di un fenomeno psicologico e patologico: la nostra esistenza è l’unica motivazione del loro agire, non sanno più cosa dire al popolo italiano. I compagni sono degli sfigati che, per sentirsi bene, hanno bisogno dell’antifascismo come i neonati del ciuccio.

In internet abbiamo notato un suo super attivismo negli ambienti reazionari, blasonati e savoiardi come Patria e Libertà.

Sono vice-Presidente del Centro Studi Patria e Libertà, presieduto dal caro amico Conte Prof. Fernando Crociani Baglioni, persona di straordinaria umanità, galantuomo d’altri tempi, uno dei massimi esperti di ordini cavallereschi in Italia. Dopo una rilettura critica di alcuni testi di Platone, De Maistre, Degrelle, Junio Valerio Borghese, Evola, Correa de Oliveira e Fisichella, ho, semplicemente, riscoperto le mie radici e la mia identità. Praticamente, sono tornato a casa, al punto di partenza, dal quale, a 14 anni sono partito per girovagare e conoscere tutta la destra italiana. Provengo da una antica famiglia Walser piemontese, legata alle proprie tradizioni, fedele alla Santa Chiesa Cattolica ed alla Corona, ho ripreso a frequentare vecchi amici di quel “piccolo mondo antico” che, nonostante tutti i suoi difetti, rappresenta ancora la Tradizione. Per me, ad esempio, essere Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, vuol dire, innanzitutto essere fedele ai principi spirituali di onore, cavalleria, aristocrazia ed impero della nostra tradizione europea e cristiana. Sono monarchico da un punto di vista meta politico, concettuale, filosofico, direi spirituale. In questa epoca ciclica di decadenza generale, rimango fedele a simboli e valori eterni, nonostante la loro incarnazione spazio temporale, non sia sempre all’altezza: si tratta di mantenere viva un fiamma ideale, trasmettendo questa fiaccola alle generazioni future, nella certezza che, prima o poi, verrà utile per appiccare l’incendio della rivoluzione restauratrice.

Intervista a cura di Gianni Spina

http://italia-informa.blogspot.com/2011/06/gianni-spina-intervista-roberto-jonghi.html



mercoledì 22 giugno 2011

Monza ricorda Re Umberto I



ISTITUTO NAZIONALE PER LA GUARDIA D’ONORE
ALLE REALI TOMBE DEL PANTHEON
Fondato nel 1878, confermato con R.D. 24 settembre 1932 n. 1348
Ente Morale sotto l'egida del Ministero della Difesa con D.P.R. 27 febbraio 1990

Delegazione di Milano, Monza e Lodi
Milano, 22 Giugno 2011

Guardie d’Onore, carissimi amici e simpatizzanti, a Monza il 29 Luglio 1900, si spezzò in modo violento una vita, quella di S.M. il Re Umberto I, il Re Buono. Il cordoglio fu unanime: tutta la Nazione si fermò per salutare il secondo Re d’Italia, Medaglia d’Oro al Valor Militare per i gloriosi fatti d’arme del Quadrato di Villafranca, che passava alla Storia.
Un secolo dopo quei dolorosi fatti, ricorderemo la figura ed il sacrificio del Re con una solenne cerimonia che si svolgerà a Monza Sabato 23 Luglio 2011, con il seguente programma: PROGRAMMA DELLA CERIMONIA

MONZA, SABATO 23 LUGLIO 2011

Ore 09.45 - Ritrovo in Piazza del Duomo.Ore 10.00 - Formazione del corteo che da Piazza del Duomo si porterà alla Cappella Espiatoria (Via Matteo da Campione). Accompagnerà il corteo la Banda Comunale di Valbrona. Ore 10.30 - Deposizione delle corone nel Sacello Monumentale della Cappella Espiatoria alla presenza delle Autorità Civili e Militari. Esecuzione della Marcia Reale, dell’Inno Sardo e del Silenzio. Trasferimento alla Villa Reale. Ore 11.30 - Santa Messa in suffragio di S.M. il Re Umberto I presso la Cappella della Villa Reale. Celebrerà la Sacra Funzione Don Simone Rolandi, Cappellano della Delegazione e Vice Priore per la Lombardia degli Ordini Dinastici di Casa Savoia. Per informazioni sulla cerimonia, Cerimoniere (Isp. Naz. Di Maria) 392.95.98.193.

Ore 13.00 Colazione presso il Salone Reale dell’Hotel de la Ville (di fronte alla Villa Reale).

Quota: € 70,00. Per prenotazioni: gdomilano@hotmail.it; opp. telefonare ai nn. 345.32.17.614 (Isp. Reg. Mastroianni); 02.84.62.013 (Isp. Naz. Pierato); 392.86.97.486 (Isp. Naz. Pizzi). Alle Guardie d’Onore presenti saranno conteggiate n. 2 ore di guardia in deroga al Regolamento.Le Guardie d’Onore sono pregate di intervenire alla cerimonia con la divisa sociale e/o con il mantello.

I Cavalieri degli Ordini Dinastici di Casa Savoia sono pregati di presenziare con la rosetta e le Dame con nastrino e decorazione.

La cerimonia è aperta alla partecipazione di tutte le Associazioni monarchiche e patriottiche.

Partecipiamo dunque numerosi!

Le Guardie d'Onore sono pregate di presenziare con la divisa sociale e/o con il mantello.
Le iniziative sono ovviamente aperte a chiunque fosse interessato.

Con i migliori saluti,

la Segreteria di Delegazione

____________________________________________________________

Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon
Delegazione di Milano, Monza e Lodi
c/o Ass. ne Naz. le Carristi d'Italia
Via Vincenzo Monti, 59
20145 - Milano
gdomilano@hotmail.it

Cultura, Storia e Tradizione



ONORE e FEDELTA'

Petizioni Popolari



Ecco tre petizioni popolari nazionali, molto interessanti anche se promosse dal partito socialista: perchè non sostenerle?



mercoledì 15 giugno 2011

La nostra destra: Tradizione e Politica, Cultura e Azione, Aristocrazia e Popolo!







Jonghi ancora "nel Mirino"...



Roberto Jonghi: "I comunisti ci attaccano? Bene, è la conferma che siamo nel giusto e che la nostra azione politica è efficace!"



http://issuu.com/antifa_milano/docs/dossier_mese_nero_web

http://www.slideshare.net/antifa_milano/dossier-mese-neroweb

Ancora una volta, gli infami della estrema sinistra comunista hanno schedato diversi militanti della destra radicale milanese, realizzando un dossier di ben 68 pagine.
Si tratta del loro solito modo scientifico (sovietico, marxista e gramsciano) di fare politica: spiare, copiare, segnare, inventare, disinformare, insultare, minacciare. Oggi, a Milano, dopo la vittoria del loro compagno Giuliano Pisapia, i c.d. "centri sociali" alzano la testa ed alzano il tiro, sentendosi più protetti ed impuniti di prima. L'ignobile gazzarra inscenata sotto casa di Riccardo De Corato, il giorno dopo le elezioni, è stato solo il primo e chiaro segnale che "i rossi" hanno voluto dare. Teniamo nervi saldi e guardia alta, non accettiamo provocazioni ma dobbiamo dare una forte risposta politica: nessuno si illuda di farci retrocedere dalla nostre posizioni.

"I comunisti ci attaccano? Bene, è la conferma che siamo nel giusto e che la nostra azione politica è efficace!"

Roberto Jonghi Lavarini

P.S. = Sotto la pagina che mi hanno dedicato i compagni di "azione antifascista": molto dettagliata ma con diversi errori, mancanze ed imprecisioni.

Alcune dovute precisazioni in merito:

Innanzitutto, chiarisco che, in internet, mi firmo sempre con nome e cognome e non uso mai lo storico, quanto inflazionato, soprannome che mi hanno dato i miei amici, in nessun forum o blog. Secondariamente, ricordo che la prima sede di Cuore Nero è stata completamente distrutta da un vile ed infame attentato incendiario, imputabile, secondo gli inquirenti, alla estrema estrema sinistra. Terzo, confermo, nonostante il libero e vivace dibattito culturale, interno alla mia area politica, di non avere mai subito alcuna aggressione violenta da parte di militanti della destra radicale. Infine, preciso che le mie "relazioni internazionli", che non rinnego affatto, si riferiscono ai tempi del MSI, quando frequentavo l'eurodeputato Franco Petronio, vice-capogruppo delle Destre Europee.

Roberto Jonghi Lavarini



Il bla-bla-bla dei compagni sfigati che non sanno più cosa dire al popolo italiano se non parlare male di noi:

1. 6 7 Numerose voci denunciano la gravità del programma, annunciato da questi rigurgiti neofascisti, foraggiati dal potere costituito. Nonostante ciò, il Consiglio di Zona 3 concede a larga maggioranza il patrocinio del concerto previsto per il 24 aprile ai giardini di via ROBERTO JONGHI LAVARINI Bronzino. Le pressioni da parte dell’Anpi e di altri settori istituzionali riescono a far slittare l’iniziativa al 2 maggio, per non Roberto Jonghi Lavarini von Urnavas, nobile Decurione risultare a ridosso del 25 aprile, festa della Liberazione, come se un Nel 2007 è tra i fondatori, insieme al capo degli Irriducibili di Ornavasso e Patrizio Ossolano, Uradel von Naters e è noto estremista di destra Alessandro Todisco, della semplice posticipo potesse risolvere il problema relativo alla matrice Freiherr von Urnavas, Cavaliere dell’Ordine della Corona Associazione Culturale Aurora Boreale. Nell’aprile di Ferrea e Commendatore dell’Ordine dell’Aquila Romana, quell’anno in viale Certosa 311 è prevista l’apertura di neofascista dell’iniziativa. Guardia d’Onore al Reale Pantheon e Guardia Nobile Cuore nero, centro di aggregazione della destra radicale ai Sacrari di Guerra, nasce a Novara il 10 giugno 1972. milanese, ma, come è noto, il locale va a fuoco due giorni RADUNO NAZIFASCISTA DEL 24 concede incredibilmente il patrocinio e un Insomma, si intendeva usare Laureato in Sociologia della Comunicazione presso la prima dell’inaugurazione e aprirà con scarso successo APRILE NON C’E’ PIÙ. E’ STATO finanziamento a un’iniziativa di carattere strumentalmente l’anniversario Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Statale di solo nel settembre 2008 in via Pareto, per chiudere nel SPOSTATO AL 2 MAGGIO, MA neofascista. Ma veniamo alla cronaca dell’omicidio di Ramelli, che www.lucianomuhlbauer.it 15.4.10 Milano con la Tesi “Araldica e Comunicazione”. gennaio 2010. Tra il 2008 e il 2010 è promotore di un CDZ CONFERMA PATROCINIO E della serata, alquanto illuminante. viene abitualmente commemorato Vice-Presidente del Centro Studi Storici e Politici progetto di riunificazione e rilancio della destra e coordina FINANZIAMENTO All’ordine del giorno del CdZ, tra le altre il 29 aprile, per ovvi motivi, Internazionali “Patria e Libertà” è fondatore, nel 2000, del la campagna elettorale a Milano per la lista Destra-Fiamma Il concerto-raduno nazifascista del cose, c’era anche il “Concerto in ricordo per piazzare invece un raduno comitato “Destra per Milano”. Ha aderito alla fondazione Tricolore di Daniela Santanchè. Fallito anche questo 24 aprile non c’è più. Il Consiglio di di Sergio Ramelli” e la relativa delibera, nazifascista il 24 aprile, cioè il Augusto Pinochet. progetto il Comitato Destra per Milano decide di aderire Zona 3 di Milano, chiamato stasera predisposta dalla Commissione Cultura, giorno prima dell’anniversario In passato ha lavorato per l’agenzia investigativa Tom al Progetto Area Identitaria e al Popolo delle Libertà di a discuterne, l’ha spostato al 2 che recitava testualmente: “In occasione della Liberazione. Anzi, la Ponzi e attualmente è immobiliarista. Cultore della propria Silvio Berlusconi, del quale Jonghi diventa un accanito maggio, confermando purtroppo del 35° anniversario della morte di Sergio primissima proposta arrivata in piccola personalità ha aperto alcuni siti e blog dove ama sostenitore. Nell’ottobre 2009 nell’ambito degli screzi anche a maggioranza sia il patrocinio, Ramelli giovane militante del Fronte Commissione Cultura, com’è stato farsi ritrarre con moglie e figlie sotto una bandiera della violenti fra le componenti del neofascismo milanese, che il finanziamento di 1.000 euro. della Gioventù (MSI) avvenuta il 29 ufficialmente confermato stasera, repubblica di Salò. Nel web partecipa a forum e gruppi di subisce un’aggressione, la sera, fuori della sede del circolo Un’importante vittoria, dunque, per aprile 1975 per mano di un commando era di fare il concerto addirittura discussione con il nickname Barone nero. Destrafuturo di Città Studi. Un episodio subito smentito quanti, singoli o organizzazioni, si del movimento di estrema sinistra il 25 aprile (sic!). Ma questa ipotesi dallo stesso, con tanto di minaccia di querela a chi l’avesse sono mossi in queste ultime 24 ore per “Avanguardia Operaia”, l’Associazione era sembrata evidentemente un ---> RELAZIONI POLITICHE ripreso. La notizia si diffonde su Indymedia Lombardia denunciare pubblicamente quanto si MO.D.A.V.I onlus attiva dal 1995 intende po’ eccessiva anche ai padrini stava preparando e per esigere che il realizzare un concerto presso i Giardini istituzionali dei neofascisti e quindi Nel 1986, a 14 anni, aderisce al Movimento Sociale attraverso un post anonimo, raccontando come «un raduno venisse bloccato. Perché una Ramelli di via Bronzino nel pomeriggio di avevano deciso di metterlo il Italiano e comincia una carriera politica che dura ormai gruppo di skin di Forza nuova» avesse «teso un agguato» cosa appariva evidente stasera in CdZ 3: sabato 24 aprile. giorno prima. La Commissione da 24 anni tra alti e bassi . Nell’MSI Jonghi Lavarini si mette a Jonghi Lavarini a causa delle sue critiche al gruppo «per Cultura non aveva nemmeno da se il tutto si fosse svolto nel silenzio e Il concerto vedrà la partecipazione del in luce, e, tra il 1988 e il 1994 ricopre aver invitato l’infame calunniatore, il ridire sul fatto che a presentare nella disattenzione pubblica si sarebbe cantautore Federico Goglio in arte “Skoll”. numerosi incarichi nel Fronte della giornalista di Repubblica, Paolo Berizzi, ripetuto quanto già avvenuto in A fronte di una richiesta di 1500 euro (150 la richiesta di patrocinio fosse Gioventù (responsabile F.d.G. della III a presentare il suo libro Bande nere». precedenza in Commissione Cultura, euro di rimborso cantante, 950 euro per il un’associazione, la MO.D.A.V.I. Sezione di Milano-città (1988-1990), Nel novembre 2008 fonda la quale infatti aveva dato il via libera service audio, 400 euro per l’allestimento) onlus, che palesemente fungeva segretario Provinciale F.d.G. di Milano l’associazione Sinergie 2015 con al raduno del 24 aprile. Ma è anche una la Commissione propone di stanziare da prestanome, considerato che a nel 1992) e nel partito (Segretario l’obiettivo di informare su Expo vittoria a metà, perché rimane purtroppo un contributo di 1000 euro. Si chiede Milano e in Lombardia non esiste della III Sezione Msi-Dn di Milano-città Milano 2015 (aggiornamento il fatto che un’istituzione pubblica inoltre la concessione del Patrocinio”. nemmeno. [segue a pag. 6] 1990-1992). Nel 1992, Riccardo de costante su progetti, finanziamenti Corato lo nomina dirigente Provinciale ed opportunità) e organizzare 25 APRILE, VIETATE LA PIAZZA Msi-Dn (1992-1995). A vent’anni, nel “iniziative culturali ed elaborazione ALL’ ULTRADESTRA 1993 diventa consigliere di zona 3 di progetti nel solco della migliore Provocazioni «inaccettabili» da respingere con forza. (Porta Venezia), che lo vedrà diventare tradizione italiana”. Nell’ottobre 2010 Fra una settimana si aprono le celebrazioni del 65esimo presidente nel 1997. Esplicitamente Sinergie Milano si trasforma in Milano anniversario della Liberazione. E nonostante l’ arrivo fascista, fin dall’inizio del suo mandato capitale per l’Europa, presentata del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il come presidente, si distingue per da Mario Borghezio e Stefano di clima non è proprio disteso, tra manifestazioni della le sue continue provocazioni: “un Martino (vicepresidente del consiglio destra estrema e polemiche su quali istituzioni e sindacati ORIANA LISO http://ricerca.repubblica.it 16.4.10 Romano La Russa e Roberto Jonghi Lavarini Alle ultime elezioni regionali Jonghi calendario di Mussolini in ufficio (poi comunale di Milano, Pdl) saranno in piazza Duomo il pomeriggio del 25. Gruppi l’ha tolto “su consiglio della mamma”), a Palazzo Marino. di destra annunciano tre date dal sapore di contro- la proposta di una lapide del 25 aprile programmazione rispetto a quella dell’ associazione “per tutti i morti della guerra civile Lavarini (marzo 2010) ha sostenuto la partigiani, l’ Anpi. Domenica al cimitero Maggiore don italiana”, la citazione di testi del duce candidatura di Romano La Russa. Giulio Tam (già candidato con Forza Nuova) celebrerà durante un matrimonio di amici a Villa Reale. Un atteggiamento che ha provocato una rivolta in una messa in suffragio di Mussolini e dei caduti ---> RELAZIONI INTERNAZIONALI Forza italia tanto che, il sindaco ha cominciato a tenerlo Il suo iperattivsmo politico, lo porta a coltivare contatti con della Rsi. Il 29 ci sarà un corteo per ricordare Sergio d’occhio, Alleanza nazionale ha aperto “un procedimento i partiti delle destre xenofobe europee. Ramelli, il militante del Fronte della gioventù ucciso disciplinare”. Alle provinciali del 1998 si candida alla Viene invitato al Congresso dei giovani del Front National da Avanguardia operaia nel ‘ 75. Per sabato 24 si stava presidenza della Provincia di Milano per una coalizione francese di Marine Le Pen, Congresso dei giovani del organizzando, invece, un concerto nei giardini dedicati a “alternativa di destra” (Fiamma+Lega Nazionale Istria-Fiume- Frente Nacional spagnolo di Blas Pinar, mantiene rapporti Ramelli. Il 24: il giorno in cui a Milano arriva il presidente Dalmazia+Lega d’Azione Meridionale-Lista Cito). con le destre germaniche (Republikaner, DVU e NPD), ha della Repubblica per partecipare alla celebrazione alla Nel 2000 fonda Destra per Milano-Comitato degli contatti ufficiali con i Governi del Cile (presieduto dal Gen. Scala, con Barenboim che dirige l’ Inno di Mameli e filmati Indipendenti e aderisce alla Casa delle Libertà promossa Augusto Pinochet) e del Paraguay (presieduto dal Gen. della riapertura del Teatro nel ‘ 47 con Toscanini direttore. da Silvio Berlusconi sostenendo attivamente la candidatura Alfredo Stroesner) e con le “destre sudamericane”, dicendo: «Sarò alla Scala, invitato personalmente dal Capo dello di Roberto Formigoni alla Presidenza della Lombardia. Nel in particolare in Cile con il Fronte Nazionalista Stato, ma per il corteo non ho ricevuto l’ invito come neppure le 2001 si candida come indipendente di Destra nella lista di “Patria y Libertad” e la “Colonia Dignidad” altre istituzioni milanesi». Da qui le nette prese di posizione An e viene eletto consigliere in zona 2. Nel 2006 è di nuovo e in Argentina con l’Alleanza Anticomunista Argentina. come quella di Antonio Pizzinato, segretario lombardo candidato al consiglio comunale di Milano nella lista di Non si fa mancare nulla, nemmeno uno stretto rapporto dell’ Anpi: «La messa per Mussolini e il concerto sono Alleanza Nazionale come indipendente, senza essere eletto. con la destra sudafricana boera AWB di Eughen provocazioni, tentativi di negare la storia». [segue a pag. 6] Terreblanche. http://maldestra.noblogs.org/2008/10/05/dossier/

La nostra risposta è chiara e netta, sfrontata e goliardica:

"ME NE FREGO! MOLTI NEMICI MOLTO ONORE!"

Il nostro Onore si chiama Fedeltà


martedì 14 giugno 2011

I comunisti contro Roberto Jonghi Lavarini

Nuovo importante riconoscimento per il Conte Fernando Crociani Baglioni



La Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile, con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, ha insignito i militari delle Forze Armate Italiane (Esercito, Marina, Aeronautica, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza), gli agenti delle Forze dell’ordine (Polizia di Stato, Corpo Forestale dello Stato, Polizia Penitenziaria, Vigili del Fuoco), e i Volontari di primo soccorso, militari, medici, infermieri, psicologi e paramedici, dei Corpi (Croce Rossa Italiana, Associazione dei Cavalieri Italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta, Enti ed associazioni combattentistiche e d’Arma, e Misericordie di primo soccorso; che si distinsero nei servizi di soccorso, e assistenza sanitaria e umanitaria, ai terremotati d’Abruzzo, nel periodo dell’emergenza, anno 2009, di una speciale “Medaglia di Pubblica Benemerenza della Protezione Civile”.

L’ onorificenza della Repubblica va a ricompensare moralmente chi servì il prossimo, salvò i sepolti vivi, i feriti, ammalati e mutilati, e prestò assistenza alle popolazioni, preda del pànico, colpite, angosciate, atterrite e senza tetto, esposte alle intemperie ed ogni disagio e sofferenza pur ricoverata negli ospedali, nei campi, nelle caserme, o nelle tendopoli prontamente allestite, nei tempi durissimi dell’emergenza, a l’Aquila e nei centri dell’Aquilano spianati dal terremoto.

La decorazione di Pubblica Benemerenza per la Protezione Civile va oggi degnamente a testimoniare il sacrificio profuso, onde resti di esempio e mònito alle giovani generazioni e a quelle avvenire; costituendo il giusto premio della Patria ai Soldati d’Italia e ai Volontari.

Siamo lieti di render noto che il Conte Cav.Gr.Cr. Prof. Fernando Giulio Crociani Baglioni, Presidente del Centro Studi Storici e Politici Internazionali Patria e Libertà, Cavaliere di Grazia e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta, Volontario dell’Associazione Nazionale Alpini, quale Volontario dell’ACISMOM – CISOM, sia stato insignito di tanto ambìta Decorazione, pubblicata in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.

lunedì 13 giugno 2011

Julius Evola: "Significato e funzione della Monarchia tradizionale"



Significato e funzione della monarchia
di Julius Evola

(Saggio contenuto in: "La monarchia nello Stato moderno" di Karl Loewenstein, G. Volpe ed. - Roma, 1969)

..Il saggio di K. Loewenstein ha offerto al lettore una visione d'insieme delle varie forme della monarchia e delle possibilità che, secondo questo autore, restano ad un regime monarchico nell'epoca attuale. La monarchia, come si è visto, qui non è presa nel senso letterale del termine (governo di un solo, potere concentrato in un solo uomo) ma, giustamente, nel suo senso tradizionale e più corrente, ossia con riferimento ad un Re.
...Le conclusioni del Loewenstein sono piuttosto pessimistiche. Per poter esistere ai nostri giorni, la monarchia dovrebbe rassegnarsi ad essere un'ombra di ciò che era già stata. Essa potrebbe venire concepita solamente in un quadro democratico e, propriamente, nella forma di una monarchia costituzionale parlamentare. A parte l'Inghilterra, che costituirebbe un caso a sé, il modello offerto dalle monarchie dei piccoli Stati dell'Europa settentrionale e occidentale — Svezia, Norvegia, Danimarca, Belgio, Olanda, Lussemburgo — è quello che eventualmente si dovrebbe tenere davanti agli occhi.
.. Nell'analisi della portata dei vari argomenti addotti a favore del regime monarchico il Loewenstein ha cercato di essere oggettivo, non riuscendo però sempre ad esserlo. In lui è abbastanza visibile la precisa avversione per ogni principio di vera autorità, mentre un insufficiente rilievo viene dato ai fattori di carattere etico e immateriale. Ora, crediamo che se si fosse costretti a concepire una monarchia solamente nell'accennata forma svuotata e democraticizzata, peraltro possibile unicamente perché si tratta di piccoli Stati marginali, non ancora coinvolti nel dinamismo delle grandi forze dell'epoca, tanto varrebbe chiudere senz'altro in negativo la partita.
..Si deve riconoscere, d'altra parte, che le conclusioni pessimistiche in ordine alla monarchia appaiono in larga misura giustificate ove si ipostatizzi la situazione del mondo attuale e si ritenga che essa sia irreversibile, destinata a protrarsi indefinitamente. Questa situazione è definita da un materialismo generale, della prevalenza di bassi interessi, dall'errore egualitario, dal regime delle masse, dalla tecnocrazia e dalla cosidetta « civiltà dei consumi ». Senonché cominciano a moltiplicarsi i segni di una profonda crisi di questo mondo di un benessere e di un ordine fittizi. Forme varie di rivolta sono già avvertibili, per cui non è escluso che si giunga ad uno stato di tensione e ad un punto di rottura, e che, specie di fronte a possibili situazioni liminali, domani si ridestino forme diverse di sensibilità, si verifichino reazioni simili a quelle di cui è capace un organismo quando è minacciato mortalmente nel suo più profondo essere.
.. Il subentrare, o meno, di questo nuovo clima è l'elemento decisivo anche pel problema della monarchia. Secondo noi, esso dovrebbe venir posto nei seguenti termini: Che significato potrebbe avere la monarchia nel caso che avvenga un simile cambiamento di clima, e in quale forma essa potrebbe costituire un centro per la ricostituzione di un ordine « normale » — normale in un senso superiore? Certo, in una nazione la presenza di una vera monarchia avrebbe un potere rettificatore; ma questo è un circolo vizioso: senza la premessa da noi accennata, ogni restaurazione avrebbe un carattere contingente, non organico e, in un certo senso, innaturale.
.. Il disordine attuale nel campo politico, tutto ciò che esso presenta di instabile, di pericolosamente aperto alla sovversione — a marxismo e a comunismo — deriva sostanzialmente dalla carenza di un superiore principio di autorità e da una insofferenza quasi isterica per un principio del genere, per il che certe esperienze politiche di tempi recenti servono ai più da comodi alibi. Parlando di un superiore principio di autorità, noi ci riferiamo ad una autorità che abbia una effettiva legittimazione e un carattere, in un certo modo, «trascendente», perché senza di ciò l'autorità sarebbe priva di base, sarebbe contingente e revocabile. Un centro veramente stabile mancherebbe.
..È importante fissare chiaramente questo punto essenziale, per differenziare la monarchia, sulla quale qui verte il discorso, dalla monarchia nel senso lato di potere o governo di un solo. In effetti, sono concepibili, e si sono anche realizzate, forme spurie, contraffatte di autorità. Anche i regimi comunisti poggiano di fatto su un autoritarismo che può rivestire le forme più crude e tiranniche quali pur siano le giustificazioni che gli si vorrebbero mendacemente dare. Sulla stessa linea si può mettere il fenomeno dittatoriale se lo si concepisce altrimenti che in relazione a casi di emergenza, come accadde, del resto, in origine, anche nell'antica Roma.
..D'altra parte, l'antitesi, così spesso avanzata, fra dittatura e democrazia è relativa, solo che si esamini il fondo esistenziale di questi due fenomeni politici, fondo che è uno « stato di massa ». Se la dittatura non ha caratteri puramente funzionali e tecnici (un esempio può essere quello offerto attualmente dal regime di Salazar in Portogallo), se essa poggia su un pathos come in alcune forme recenti plebiscitarie e populiste, galvanizzarla è lo stesso elemento attivato da ogni demagogia democratica. Il dittatore fa da cattivo surrogato al monarca con l'appellarsi a forze che cercano confusamente un punto di appoggio, un centro, qualunque esso sia, pur di venir a capo del caos, del disordine, di situazioni divenute insopportabili. Ciò spiega però anche il fenomeno di possibili, bruschi cambiamenti di polarità in sèguito a qualche trauma che ha sospeso la forza coesiva e animatrice del sistema, come quando in un campo magnetico la corrente viene a mancare. Il caso più perspicuo è forse offerto, a tale riguardo, dallo stupefacente cambiamento del clima politico collettivo verificatosi nella Germania attuale, dopo l'entusiasmo quasi frenetico di massa che aveva caratterizzato il precedente periodo dittatoriale. È significativo che invece un analogo fenomeno di inversione non si era prodotto in Germania dopo la prima guerra mondiale, perché l'antecedente non era stato una dittatura bensì una tradizione monarchica.
.. Per la « trascendenza » del principio di autorità proprio ad una regalità, il regime monarchico costituisce l'unica vera antitesi sia a dittatura, sia a democrazia assoluta. In ciò si deve indicare il fondamento del suo superiore diritto. Le varie forme che può rivestire e le idee o i simboli con cui può legittimarsi questa trascendenza a seconda dei tempi, non toccano l'essenziale: l'essenziale è il principio. Ha ragione il Loewenstein quando dice che in un mondo desacralizzato dalle scienze naturali, nel quale la stessa religione è minata, non può più esser quistione di quella mistica della monarchia che in altri tempi si appoggiava a certe concezioni teologiche e a una certa liturgia. Ma se si dà uno sguardo al mondo dei portatori di corona in tutti i tempi e in tutti i luoghi, si può rilevare come motivo comune e costante il riconoscimento della necessità di un centro stabile, di un polo, di qualcosa che per essere veramente stabile deve avere, in un certo modo, il proprio principio in sé stesso o dall'alto, che non deve avere un carattere derivato. A tale riguardo si può scorrere, ad esempio, l'ottima opera di F. Wolff-Windegg, Die Gekrönten. A ragione qualcuno ha scritto: « Una regalità puramente politica — si può affermarlo senz'altro — non è mai esistita ». In tempi non lontani il «per grazia di Dio», la sovranità di diritto divino non implicò, nei sudditi, considerazioni teologiche specifiche; essa valeva, per così dire, in termini esistenziali, corrispondeva appunto al bisogno di un punto superiore di riferimento, punto che viene assolutamente meno quando il re è tale unicamente per « volontà della nazione » o « del popolo ». D'altra parte, solo in quel presupposto potevano svilupparsi, nei sudditi, nel segno del lealismo, quelle disposizioni, quelle forme di comportamento e di costume di un superiore valore etico, di cui diremo fra breve.
..Così non si può condividere il parere del Loewenstein, che l'argomento «ideale» a favore della monarchia sia ormai invalidato. È vero, certo, quel che egli dice, ossia che il declino della monarchia è dovuto non tanto alla democrazia quanto all'avvento delle macchine e degli aerei, dell'automobile, della televisione — si può dire, in genere, della civiltà industriale tecnologica. Ma qui è da domandarsi, appunto, se si è in diritto di ipostatizzare questa civiltà, ci si deve chiedere in che misura l'uomo vuole accordare a tutto ciò un valore diverso da quello di un insieme di semplici, banali mezzi, i quali nella «civiltà dei consumi » lasciano un assoluto vuoto interiore. Ripetiamolo: si tratta anzitutto della «dignità» della monarchia, di un prestigio e di un diritto che sempre e ovunque si trassero da una sfera sovraindividuale e spirituale: investiture sacre, diritto divino, filiazioni e genealogie mistiche o leggendarie, e così via, non sono state che forme figurate per esprimere un fatto sostanziale sempre riconosciuto, ossia che un ordine politico, una unità collettiva veramente organica e vivente si rende possibile solamente ove esistano uno stabile centro e un principio sopraelevato rispetto a qualsiasi interesse particolare e alla dimensione puramente « fisica » della società, principio avente in proprio una corrispondente intangibile e legittima autorità. Pertanto, in via di principio è assolutamente giusto quel che ha scritto Hans Bliiher: « Un re che lascia confermare dal popolo la sua funzione sovrana, ammettendo, con ciò, di essere responsabile di fronte al popolo — invece di essere re­ sponsabile per il popolo dinanzi a Dio — un tale re ha rinunciato alla sua regalità. Nessuna infamia commessa da un re — e Dio sa se essi non ne hanno commesse — distrugge la sanzione mistica oggettiva del sovrano. Ma una elezione democratica la distrugge immediatamente ».
..Se in altri tempi il legame di fedeltà che univa il suddito e il seguace col sovrano poté venire assimilato ad un sacramento — sacramentum fidelitatis —, qualcosa di ciò si è conservato anche più tardi come il fondo abbastanza percepibile di un'etica speciale, dell'etica, appunto, del lealismo e dell'onore, la quale poteva acquistare una particolare forza nel presupposto, or ora indicato, della presenza di un simbolo personalizzato. In tempi normali, il fatto che il sovrano come individuo non fosse sempre all'altezza del principio, poco importava; la sua funzione restava imprescrivibile e intangibile perché non era all'uomo ma al re che si obbediva e la sua persona valeva essenzialmente come un supporto affinché si destassero, o venissero propiziate, quella capacità di dedizione superindividuale, quell'orgoglio nel servire liberamente ed eventualmente perfino quella prontezza al sacrificio (come quando in momenti drammatici tutto un popolo si raccoglieva intorno al suo sovrano) che costituiscono una via di elevazione e di dignificazione per il singolo e, nel contempo, la forza più potente per tener insieme la compagine di un organismo politico e per ridurvi ciò che esso ha di anodino e di disanimato e che nei tempi ultimi ha preso una pericolosa estensione.
..Che tutto ciò non si possa realizzare nella stessa misura in un'altra forma di reggimento politico, è abbastanza evidente. Un presidente di repubblica può essere ossequiato, ma in lui non si potrà mai riconoscere altro che un «funzionario», un « borghese » come un altro, il quale solo estrinsecamente, non in base ad una intrinseca legittimità, è investito di un'autorità temporanea e condizionata. Chi conserva una certa sensibilità sottile percepisce che l'«essere al servizio del proprio re», il « combattere per il proprio re » (perfino il combattere « per la propria patria », malgrado la colorazione romantica, ha in confronto qualcosa di meno nobile, di più naturalistico e collettivistico), il «rappresentare il re» hanno una qualità specifica; tutto ciò presenta invece un carattere parodistico, per non dire grottesco, quando è «al proprio presidente» che ci si dovesse riferire. Soprattutto nel caso dell'esercito, dell'alta burocrazia e della diplomazia (a prescindere dalla nobiltà ), ciò appare ben evidente. Lo stesso giuramento, quando viene prestato non ad un sovrano ma alla repubblica o all'una o all'altra astrazione, ha qualcosa di stonato e di svuotato. Con una repubblica democratica qualcosa di immateriale, ma pur di essenziale e di insostituibile, va fatalmente perduto. L'anodino e il profano prevalgono. Una nazione già monarchica che diviene una repubblica è, in un certo modo, una nazione « declassata ».
.. Se abbiamo rilevato che quella specie di fluido che si forma intorno al simbolo della Corona è assai diverso da quanto può riferirsi a « stati di folla » esaltati, quali può suscitarli o favorirli la demagogia di un capo­popolo, la differenza esiste anche nei riguardi di ogni semplice mistica nazionalistica. Certo, il sovrano incarna anche la nazione, ne simboleggia l'unità su un piano superiore, stabilendo quasi, con essa, una « unità di destino ». Ma qui ci si trova all'opposto di ogni patriottismo giacobino; non si ha nessuno di quei confusi miti collettivizzanti che parlano al puro demos e che vanno quasi a divinificarlo. Si può dire che la monarchia modera, limita e purifica il semplice nazionalismo; che come essa previene ogni dittatura sostituendovisi con vantaggio, così previene anche ogni eccesso nazionalistico; che essa difende un ordine articolato, gerarchico e equilibrato. Si sa che i rivolgimenti più calamitosi dei tempi ultimi sono da attribuirsi essenzialmente a nazionalismi scatenati.
..Dopo quel che abbiamo detto, è evidente che noi non condividiamo affatto l'idea, che ormai la monarchia deve democraticizzarsi, che il monarca debba assumere quasi tratti borghesi — « deve scendere dalle auguste altezze di altri tempi e presentarsi ed agire in modo democratico », come pretende il Loewenstein. Ciò significherebbe semplicemente distruggerne la dignità e la ragion d'essere, indicata in quanto precede. Il re dei paesi nord-europei che si porta la valigia, che va a fare le compere nei negozi, che acconsente che la radio o la televisione presenti al popolo la sua brava vita familiare comprese le bambine che fanno le bizze, ovvero con la Casa Reale che si presta alla curiosità e ai pettegolezzi dei rotocalchi, e quanto altro si pensa possa rendere vicino al popolo il sovrano, includendovi, in fondo, un certo bonario aspetto paterno ( se il padre lo si concepisce in una blanda forma borghese), tutto ciò non può non ledere l'essenza stessa della monarchia. La « maestà » diviene allora davvero un vuoto epiteto del cerimoniale. A ragione è stato detto che « il potente che per un mal inteso senso di popolarità acconsente a lasciarsi avvicinare va a finire male ».
..È chiaro che tener per fermo tutto ciò, significa andare contro corrente. Ma, di nuovo, si pone una alternativa: si tratta di accettare, o meno, come irreversibile uno stato di fatto, sussistendo il quale della monarchia possono solo esistere inani vestigie. Uno degli elementi da considerare, a questo riguardo, è l'insofferenza, nel mondo attuale, per la distanza. Il successo delle dittature e di altre forme politiche spurie è dovuto, in parte, proprio a! fatto che nel capo viene visto « uno di noi », il « Grande Compagno »; solo in questi termini lo si accetta come guida e gli si obbedisce. Così stando le cose la preoccupazione per la «popolarità» e per i modi « democratici » è ben comprensibile. Ma ciò, in fondo, è tutt'altro che naturale; non si vede perché ci si debba subordinare quando il capo, alla fin fine, è semplicemente «uno come noi », quando non viene avvertita una distanza essenziale, come nel caso del vero sovrano. Così un « pathos della distanza » — per usare una espressione di Nietzsche — dovrebbe sostituirsi a quello della vicinanza, in rapporti che escludono ogni superba tracotanza da una parte, ogni servilismo dall'altra. Questo è un punto basilare, a carattere esistenziale, per una restaurazione monarchica. Senza riesumare forme anacronistiche, invece di una propaganda che «umanizzi» il sovrano per accattivare la massa, quasi sulla stessa linea della propaganda elettorale presidenziale americana, si dovrebbe vedere fino a che punto possano avere una azione profonda i tratti di una figura caratterizzata da una certa innata superiorità e dignità, in un quadro adeguato. Una specie di ascesi e di liturgia della potenza qui potrebbero avere una loro parte. Proprio questi tratti mentre rafforzeranno il prestigio di chi incarna un simbolo, dovrebbero poter esercitare sull'uomo non volgare una forza di attrazione, perfino un orgoglio nel suddito. Del resto, anche in tempi abbastanza recenti si è avuto l'esempio dell'imperatore Francesco Giuseppe che, pur frapponendo fra sé e i sudditi l'antico severo cerimoniale, pur non imitando per nulla i re « democratici » dei piccoli Stati nordici, godette di una particolare, non volgare popolarità.
..Riassumendo, il principale presupposto per una rinascita della monarchia secondo la dignità e la funzione di cui si è detto, resta, a nostro parere, il destarsi di una nuova sensibilità per un ordine che si stacchi dal piano più materiale ed anche semplicemente « sociale », e tenda a tutto ciò che è onore, fedeltà e responsabilità, perché simili valori hanno nella monarchia il loro naturale centro di gravità; mentre, a sua volta, la monarchia risulterà degradata, ridotta ad una semplice sopravvivenza formale e decorativa quando tali valori non siano vivi e operanti — innanzitutto in una élite, in una vera classe dirigente. Non sono le stesse corde che il difensore dell'idea monarchica e quello di un qualsiasi altro sistema debbono far risuonare nel singolo e nella collettività. Così è assurdo affidare i destini dell'idea monarchica ad una propaganda e ad una prassi partitica che ricopi, ad un dipresso, i metodi della parte opposta in clima democratico. Anche il poter constatare oggi l'affacciarsi di tendenze verso un centro autoritario, verso una «monarchia» nel senso letterale (= monocrazia) non basta, dopo quel che abbiamo detto sulle differenze profonde che possono presentare le varie estrinsecazioni del principio di unità e di autorità. Il senso di ciò che non si lascia né vendere né comprare né usurpare nelle dignità e nella partecipazione alla vita politica è un fattore decisivo e sfugge come acqua fra le dita a chi pensa soltanto in termini di materia, di vantaggio personale, di edonismo, di funzionalità e di razionalità. Se di quel senso non si dovesse più parlare per effetto del famoso « senso della storia » marxista, che si pretende irrevocabile, tanto vale accantonare definitivamente la causa monarchica. Ciò equivarrebbe, peraltro, anche a professare il più tetro pessimismo nei riguardi di ciò a cui si può fare ancora appello nell'uomo dei tempi ultimi.

II

..Dopo aver considerato l'aspetto spirituale del problema della monarchia, è necessario indicare gli aspetti che si riferiscono al piano positivo, istituzionale e costituzionale. Su tale piano bisognerà ora precisare la funzione specifica da attribuire alla monarchia e ciò che differenzia un sistema monarchico da altri sistemi. Stupisce che un simile problema non venga quasi affatto affrontato dalla propaganda dei monarchici. Nelle elezioni si sono avuti, anche in Italia, discorsi di monarchici i quali hanno accusato, più o meno sulla stessa linea di altri settori dell'opposizione, le disfunzioni dello Stato repubblicano democratico e partitocratico, e il pericolo del comunismo, guardandosi però dall'indicare, senza mezzi termini e senza paura, in quali termini la presenza della monarchia andrebbe ad eliminare positivamente le une e l'altro, o, per meglio dire, in virtù di quali particolari prerogative la monarchia sarebbe da tanto.
.. Se si è veramente monarchici, non si può ammettere che la monarchia si riduca ad una semplice istituzione decorativa e di rappresentanza, una specie di bel sovramobile o, secondo l'immagine ricordata dal Loewenstein, qualcosa come la figura dorata che si metteva sulla prua di un galeone; lo Stato, in concreto, resterebbe quello delle democrazie parlamentari repubblicane, al re spettando solamente di controfirmare, come farebbe un presidente di repubblica, tutto ci ò che governo e parlamento deliberano. La restaurazione dovrebbe invece comportare una specie di rivoluzione ( o di contro-rivoluzione) monarchica.
.. Alla nota formula « il re regna ma non governa », si dovrebbe contrapporre l'altra: « il re regna e governa » — governa, naturalmente, non nei termini delle monarchie assolute di altri tempi, bensì, in via normale, nei quadri di un diritto e di una costituzione stabiliti. A tale riguardo il migliore esempio è stato proprio quello offertoci dalle precedenti monarchie centro-europee, per le quali il Loewenstein non ha nascosto la sua decisa antipatia. Al sovrano dovrebbe essere riservato non soltanto un potere regolatore, moderatore e arbitrale rispetto alle varie forze politiche ma altresì quello di una suprema istanza. Della costituzione e del diritto non si debbono fare dei feticci. Costituzione e diritto non cadono belli e fatti dal cielo, sono formazioni storiche e la loro intangibilità è condizionata dal corso normale delle cose. Quando questo corso viene meno, quando ci si trova di fronte a situazioni di emergenza, deve farsi valere positivamente un superiore potere che per essere rimasto latente e inattivo nelle condizioni normali, non per questo cessa di costituire il centro del sistema. Il re è il soggetto legittimo di tale potere. Egli può e deve esercitarlo ogni volta che sia necessario, dicendo: «Fin qui, e non più oltre», prevenendo sia ogni movimento rivoluzionario eversivo (prevenendolo mediante una «rivoluzione dall'alto»), sia qualsiasi rivolgimento dittatoriale la cui unica giustificazione è la mancanza di un vero centro di autorità.
..Non è detto che un simile potere debba essere esercitato direttamente dal sovrano; esso può esserlo per mezzo di un Cancelliere o primo ministro capace e deciso che, forte dell'appoggio della Corona e responsabile essenzialmente di fronte ad essa, può far fronte alla situazione. Il caso di Bismarck nel « conflitto istituzionale » ricordato dal Loewenstein corrisponde a questa possibilità. Sicuro della fiducia del sovrano, Bismarck poté tener anche in nessun conto l'opposizione del parlamento e seguendo la sua via fece la grandezza della Germania, ricevendo successivamente, in una nuova costituzione, la sanzione del suo operato.
.. Ci si potrebbe arrischiare a dire che, in parte, una situazione analoga a tutta prima si ebbe quando il re d'Italia appoggiò Mussolini concedendogli poteri che però lui stesso, Vittorio Emanuele, se non si fosse sentito così vincolato costituzionalmente, avrebbe potuto esercitare, tanto da imporre un ordine all'Italia sconvolta dalla sovversione e dalla crisi sociale mediante nuove strutture, senza aver bisogno del fascismo, e prevenendo quegli sviluppi — da alcuni definiti nei termini di una « diarchia » — che alla fine minarono in una certa misura la sua posizione per la presenza, quasi, di uno Stato entro lo Stato. Nelle ore decisive un sovrano non dovrebbe mai dimenticare il detto di un'antica sapienza: Rex est qui nihil metuit (È re chi nulla teme). Per un male inteso umanitarismo, in casi estremi perfino il pericolo di lotte nelle quali possa scorrere il sangue non deve impaurire perché qui non si tratta delle persone, ma di far regnare, al disopra di tutto, l'autorità, l'ordine e la giustizia contro le eventuali agitazioni di parte. La formula, l'abbiamo già indicata: « Fin qui, e non oltre ». In situazioni non eccezionali la concezione di Benjamin Constant della Corona come « quarto potere », come una funzione arbitrale e equilibratrice può essere accettata. Anche i diritti riconosciuti dal Bagehot alla Corona: diritto di essere interpellata, diritto di incitare, diritto di dare orientamenti, sono ineccepibili.
.. Pertanto, con una restaurazione monarchica dovrebbe venire effettuato uno spostamento del centro di gravità. Una rappresentanza nazionale può anche essere eletta dal « popolo », secondo l'una o l'altra modalità (su ciò torneremo), ma essa dovrebbe essere responsabile, in primis et ante omnia , di fronte al sovrano, secondo rapporti di una responsabilità personalizzata che già da sé chiuderebbe la via a tante forme di corruzione democratica. Il re dovrebbe essere, dunque, il supremo punto di riferimento, e dovrebbero essere sentiti gli accennati valori di lealismo e di onore, anziché essere, i rappresentanti, gli strumenti dei partiti e della misteriosa, labile entità «popolo» da essi strumentalizzata, ed a cui sola spetta il potere di conferma o di revoca secondo il sistema della democrazia assoluta, ossia del suffragio universale parificato.
..D'altra parte, per un vero rinnovamento monarchico bisognerebbe aver presente l'ideale di uno Stato organico, per cui non può essere evitato il problema della compatibilità, in genere, della monarchia col sistema, appunto, della democrazia assoluta parlamentare. La sovrapposizione dell'una all'altro può dar luogo solamente a qualcosa di ibrido. E' da ritenersi che se l'auspicato mutamento di mentalità si realizzerà, si verrà a poco a poco a riconoscere anche l'assurdità del sistema delle rappresentanze basato sul suffragio universale indiscriminato, cioè sulla legge del puro numero, avente per ovvio presupposto non la concezione del cittadino come una « persona » bensì la sua riduzione degradante ad un atomo indifferenziato intercambiabile.
.. A tale riguardo bisogna tener presente che una cosa è la democrazia nella sua forma assoluta moderna, un'altra è un sistema di rappresentanze, il secondo non coincidendo necessariamente con la prima. Si sa che un sistema di rappresentanze esistette anche negli Stati monarchici tradizionali, ma in genere come rappresentanze organiche, ossia di corpi, di ordini, di Stände, non di partiti ideologici. A voler considerare i partiti, il sistema migliore sarebbe quello bipartitico, ammettente una opposizione che agisca costruttivamente e dinamicamente entro il sistema, non al difuori di esso o contro di esso. (Ad esempio, che un partito comunista o rivoluzionario, sempreché osservi certe norme statuarie puramente formali, possa venire considerato « legale » ed essere ammesso in una assemblea nazionale benché il suo programma, dichiarato o tacito, sia il rovesciamento dell'ordine esistente, ciò è un vero assurdo). A parte la soluzione bipartitica, già adottata con vantaggio nell'Inghilterra monarchica, il sistema rappresentativo che pel suo carattere organico più si armonizzerebbe con la monarchia sarebbe quello corporativo, nel senso più vasto, tradizionale, senza riferimenti al tentativo, che fu fatto dal fascismo con la creazione di una Camera corporativa anziché partitocratica. Forse l'attuale sistema portoghese — meno quello spagnolo — si avvicina all'ordinamento auspicabile. Il Loewenstein ha messo in luce l'alternativa che si presenterebbe nel caso di una restaurazione, perché o il sovrano si appoggia alle classi superiori, più inclini a sostenere la monarchia, e allora farebbe il giuoco di coloro che sono pronti ad accusarlo di reazionarismo conservatore; ovvero va incontro alle classi lavoratrici e, in genere, si mette a fare il « re del popolo », e allora si alienerebbe pericolosamente quell'appoggio dell 'altra parte della nazione.
.. Ora, un simile bivio presuppone ovviamente il mantenimento, la perpetuazione dello stato di lotta di classe, nei termini dell'ideologia marxista. Ma noi riteniamo che uno dei presupposti per un ordine nuovo, organico e monarchico vada veduto proprio nel superamento di questa divisione antagonistica delle forze nazionali. A tanto dovrebbe mirare appunto la riforma corporativa, attuata la quale l'accennata alternativa di fronte a cui si troverebbe la monarchia restaurata verrebbe in gran parte meno. Anche se all'interno delle corporazioni, o come altro si voglia designare l'organo rappresentativo primario, si facessero valere opposte tendenze, vi è da pensare che la preminenza da dare al principio delle competenze ridurrebbe ampiamente, in tali divergenze, il fattore ideologico.
.. In un settore divenuto ormai sempre più importante il sistema delle rappresentanze corporative secondo competenze potrebbe presentare un carattere attuale per via dello sviluppo quasi teratologico presentato dall'elemento tecnocratico e, in genere, dall'economia. Si sa delle critiche mosse contro la civiltà tecnologica dei consumi nella società industriale più avanzata; gli aspetti distruttivi che le sono propri sono stati indicati, è stata espressa l'esigenza di porre un freno a processi economici divenuti pressoché indipendenti, come secondo l'imagine del « gigante scatenato » usata da W. Sombart. Ora non è concepibile un freno al sistema, un contenimento, senza l'intervento di un potere superiore, politico. Il compito di frenare e ordinare adeguatamente in base ad una gerarchia più completa di interessi e di valori le forze in movimento nell'anzidetta società, ovviando anche una situazione paradossale verificatasi nei tempi ultimi, quella di uno Stato sempre più forte con una testa sempre più debole, troverebbe evidentemente l'ambiente più favorevole per la sua realizzazione in un vero Stato monarchico. Istituzionalmente, l'organo potrebbe venire fornito o da un'assemblea unica, che però, a fianco dei rappresentanti delle forze economiche e produttive, comprenda anche rappresentanze della vita spirituale e culturale (come si ebbe, appunto, negli « Stati Generali » e in analoghe assemblee o Diete degli antichi regimi tradizionali monarchici), oppure dal sistema della doppia Camera, di una Camera Alta e di una Camera Bassa, la seconda essendo quella propriamente corporativa, nella prima facendosi valere invece istanze sovraordinate. Si sa che l'ultima « conquista » della democrazia assoluta è stata l'aver ridotto la Camera Alta, ossia il Senato, ad un inutile doppione dell'altra Camera perché anche per essa è stato fatto valere il principio dell'elezione di massa e delle nomine temporanee (almeno per la maggior parte dei componenti di essa). Come ancor nell'Italia di ieri, la definizione della Camera Alta dovrebbe essere, invece, uno dei compiti essenziali della monarchia, sia pure convenientemente assistita, permanendo il carattere formale della nomina dall'alto.
..Per tal via la Camera Alta resterebbe il corpo politico più vicino alla Corona e sarebbe naturale che in esso il lealismo, la fedeltà e l'impersonalità attiva fossero presenti al più alto grado. Essa dovrebbe avere un potere, una autorità, un prestigio e un significato diversi da quanto è proprio alla Camera Bassa. Custode di valori e di interessi superiori, essa costituirebbe il vero nucleo centrale dello Stato, la « testa » di esso. Andrebbe, pertanto, messo ben in rilievo il suo carattere funzionale attivo in sede di condeterminazione della linea politica, carattere che la differenzierà profondamente da quel che era stato, nell'Italia monarchica post-risorgimentale, il Senato: una assemblea di degne persone, di « alti ingegni », di notabili secondo il censo, però in veste essenzialmente decorativa, senza nessuna vera, vigorosa funzione organica.
.. Senza fermarsi sui dettagli, è chiaro che un sistema di tal genere supererebbe le aberrazioni della democrazia assoluta e della partitocrazia repubblicana e nella monarchia esso avrebbe la sua naturale integrazione. Qui la monarchia non sarebbe qualcosa di eterogeneo, quasi residuo di un altro mondo, sovrapposto al sistema parlamentare corrente. Pertanto, di rigore, il problema della monarchia rientra in un problema più vasto, quello del ridimensionamento « ri voluzionario » dell'intero Stato moderno.
.. Ma per le funzioni della monarchia che abbiamo cercato di tratteggiare, per potere, essa, non soltanto « regnare » ma aver anche una parte attiva — più o meno determinante a seconda delle circostanze — nel « governo », è chiaro che sarebbe necessaria una particolare qualificazione del sovrano non solamente sul piano del carattere, secondo la severa educazione tradizionale dei prìncipi, ma anche in fatto di competenza, di conoscenze e di esperienza. Ciò è reso necessario dal carattere sia dell'epoca che dello Stato moderno. Suggestiva è l'antica concezione estremo-orientale del wei-wu-wei, dell'«agire senza agire» regale, alludente non ad un'azione materiale diretta ma ad una azione « per presenza », come centro e potere quintessenziato. Questo aspetto, pur mantenendo la sua intrinseca validità nei termini dianzi accennati, quando, come nei tempi attuali e probabilmente, ancor più, come in quelli che si preannunciano, tutto è in moto e le forze tendono ad uscire dalla loro òrbita normale, ha bisogno di venire integrato, pur badando bene che per tal via esso non sia menomato. Come abbiamo detto, in altri tempi nel monarca il simbolo poteva anche avere la preminenza sulla persona; dato il clima generale e data la forza di una lunga tradizione e di una legittimità, esso poteva non venire pregiudicato dagli aspetti soltanto umani della persona che nell'uno o nell'altro caso lo incarnava. Se oggi o domani si dovesse venire ad una restaurazione monarchica, ciò non sarebbe più possibile: il rappresentante dovrebbe essere al massimo all'altezza del principio, non per una ostentazione della persona, anzi pel contrario. Dovrebbe avere le qualità anche di un vero capo, di un uomo capace di reggere lo scettro altrimenti che simbolicamente e ritualmente. Una tale qualificazione ai nostri giorni non può essere solamente quella delle epoche delle dinastie guerriere. Le doti di carattere, di coraggio e di energia, pur restando la base essenziale, dovrebbero unirsi a quelle di una mente illuminata e di conoscenze politiche essenziali, adeguate alla struttura complessa di uno Stato moderno e delle forze in atto nella civiltà contemporanea.
.. Il declino dei regimi tradizionali ha avuto due cause le quali hanno agito solidarmente ancor prima che vi si aggiungesse il clima materialistico della civiltà moderna e della società industriale. Da una parte, in alto vi è stata appunto la crescente incapacità di incarnare completamente il principio specie quando le strutture generali cominciavano a scricchiolare; dall'altra, in basso, si è avuto il venir meno, nei popoli divenuti più o meno « masse », di una determinata sensibilità, di certe capacità di riconoscimento. Pertanto la possibilità di una restaurazione monarchica subisce una duplice ipoteca, ed appare condizionata dalla rimozione di entrambi i fattori negativi. Sarebbero richiesti, da una parte, sovrani che non debbano il loro prestigio soltanto alla loro sopraelevata posizione, al simbolo che li adombra, ma che siano anche capaci di far fronte ad ogni situazione come esponenti di una idea e di un potere superiore. Dall'altra parte, occorrerebbe quel mutamento del livello mentale e morale generale delle masse, di cui non ci siamo stancati di sottolineare la necessità.
.. Al giorno d'oggi, l'una e l'altra condizione appaiono ipotetiche. Ma se non si deve venire alle conclusioni, essenzialmente negative, da trarre da studi sulla monarchia nello Stato moderno, come quello intrapreso dal Loewenstein; se essa non deve essere considerata unicamente come un istituto che, pallida ombra di quel che la monarchia è stata, è ora quasi interamente privo del suo significato e della sua essenziale ragion d'essere, non vi è altro modo di impostare il problema. Conviene dunque ripetere che il destino della monarchia appare essere, in un certo modo, solidale con quello dell'intera civiltà moderna e più propriamente dipende da quella che potrà essere la soluzione di una crisi la quale, come appare da indizi molteplici, di quella civiltà sta investendo le stesse fondamenta.

giovedì 9 giugno 2011

Intervista ad Angelino Alfano

Intervista Alfano - Corriere della Sera del 4 giugno 2011

Interviste 2011

La prima intervista ad Angelino Alfano da Segretario Politico del Popolo delle Libertà, a cura dell'editorialista del Corriere della Sera Francesco Verderami, pubblicata il 04 giugno 2011

Il segretario designato del Popolo della libertà: «Mi è stato chiesto e l'ho fatto»
Alfano: «Nel Pdl ora primarie per tutti»
«No a correnti da Prima Repubblica»
«Non temo la sfida interna. Bene scontrarsi nei congressi, poi però vanno vinte le elezioni»

ROMA - «Primarie per tutti». Con il più classico degli slogan berlusconiani, Angelino Alfano preannuncia una «grande stagione di consultazioni» nel Pdl, perché «si devono aprire le finestre per fare entrare un po' di aria fresca». «Primarie per tutti, per l'elezione del segretario nazionale come del segretario cittadino del più piccolo comune d'Italia». Il modello che ha in mente «prevede una terapia a base di massicce dosi di partecipazione»: «Perciò spingerò per una rapida celebrazione dei congressi, e proporrò l'uso delle primarie per la scelta dei coordinatori come per quella dei candidati negli enti locali». «Primarie per tutti», insiste Alfano: «Ma saranno fondamentali le regole».

A cosa si riferisce?
«Ai soldi. Nella Prima Repubblica avevamo i partiti organizzati, i congressi partecipati e le tessere impacchettate, che non venivano acquistate dai singoli iscritti con i risparmi di famiglia, ma venivano gestite dai capibastone che le compravano con i soldi delle tangenti o del finanziamento illecito. Questo non dovrà più accadere e tutti dovremo esercitarci a trovare una soluzione che scongiuri questo rischio».

In un partito dove, all'ombra di Berlusconi, regnano correnti e potentati locali...
«Se facciamo le tessere, siamo considerati una caserma. Se non le facciamo siamo nel caos. È la democrazia, bellezza! L'importante sarà evitare che la Terza Repubblica somigli alla Prima».
Annunciando congresso e primarie, dovrà prepararsi alla sfida interna.
«Sono diventato rappresentante degli studenti al liceo grazie alle preferenze. Sono stato eletto in consiglio provinciale e poi all'Assemblea regionale in Sicilia con le preferenze. In Parlamento ci sono arrivato in modo diverso solo perché il Mattarellum non prevedeva le preferenze. Ma il punto non è questo. Credo sia fondamentale che il gruppo dirigente del Pdl stabilisca la road map, tenendo presente che ogni passaggio dovrà essere funzionale a un obiettivo: il successo alle Politiche del 2013. Non vorrei che ci sforzassimo tutti di vincere il congresso e poi perdessimo le elezioni».

Dica la verità: lei voleva fare il segretario o non ha potuto rifiutarsi?
«Mi è stato chiesto e l'ho fatto. Ma la proposta, e questo mi ha dato grande soddisfazione, non è venuta solo da Berlusconi. Entro fine giugno, quando sarà convocato il Consiglio nazionale del partito, lascerò il ministero della Giustizia senza rammarico né rimpianti, dopo aver presentato in Parlamento il codice antimafia. Vivo questo incarico come un ritorno alla militanza, per contribuire a dare forma al più grande partito dei moderati italiani, un partito che per dimensioni non teme confronti in Europa».

E che presto cambierà nome.
«Vedo troppe discussioni premature. Il nostro compito oggi è rafforzare il Pdl. Un'opera che non risponde a un'ambizione di carriera. Tecnicamente non è certo una promozione, dato che ero Guardasigilli».

Politicamente sarà anche complicato, visto che assume i pieni poteri di un partito dove c'è un capo.
«I partiti a guida carismatica sono tipici della Seconda Repubblica. Cosa sarebbe la Lega senza Bossi, l'Udc senza Casini, l'Idv senza Di Pietro? E comunque, per quanto mi riguarda, ai poteri che mi sono stati affidati corrisponderà la responsabilità delle scelte».

Tanto poi decide il Cavaliere...
«Non è vero. In realtà molte decisioni assunte nel Pdl in questi anni non erano condivise da Berlusconi. Ma capisco che questo non è un argomento per chi, a sinistra, vive di stereotipi».

Veramente anche molti commentatori di destra lo sostengono.
«Esiste anche un conformismo di destra. E così sarò più esplicito: per un'operazione di maquillage non avrei offerto la mia disponibilità. Mi sarei sottratto, certo di non compromettere il mio rapporto con Berlusconi. Ho accettato perché l'operazione è seria: che lo sia, lo dimostra il fermento nel partito».

«Fermento»? Da quel che si sente, dietro le dichiarazioni ufficiali, c'è molto di più: a partire dai coordinatori.
«Invece nelle ore decisive, proprio dai coordinatori, non ho avvertito resistenze ma tangibili segnali di generosità. La scelta presa dall'ufficio di presidenza del Pdl testimonia che si può innovare senza decapitare, con buona pace di chi si aspettava una resa dei conti».

Formigoni dice che la sua nomina non ha fatto certamente sobbalzare l'elettorato del Pdl.
«Scopo del segretario non è far sobbalzare, ma guidare un partito. Quanto al tema delle candidature nel 2013, è un esercizio di stile, perché tra due anni sarà ricandidato Berlusconi».

Poi c'è Tremonti, che non l'ha presa bene.
«Sono un antico estimatore di Tremonti. Non mi risulta che non abbia gradito la mia nomina».

Se è davvero un'«operazione seria», tanto da aver provocato «fermento» nel partito, allora vuol dire che il Pdl si prepara a gestire la fine del berlusconismo?
«No, questa è un'evoluzione berlusconiana del partito. Quando Berlusconi sciolse Forza Italia e decise di dar vita al Pdl insieme ad An, si predispose a una struttura articolata. Superata la fase fondativa su cui si reggeva la logica del triumvirato, non ha più ragion d'essere una divisione interna basata sul 70% di Forza Italia e 30% An. Oggi è 100% Pdl. Una forza in cui chi dissente non deve andare via e chi assume decisioni deve farlo in modo tale che tutti ci si possano riconoscere».

Ma le primarie evocano il superamento di Berlusconi.
«Al contrario. Le primarie nel Pdl servono a tutto, tranne che per sapere che il leader è Berlusconi. A differenza di quello che accade nel Pd».

Bossi sostiene però che il Cavaliere si è imbolsito e ha molti dubbi sulla sua capacità di tornare a vincere.
«Il rapporto tra Berlusconi e Bossi è solido, molto solido. Inoltre ricordo che nel 2005 il centrodestra perse rovinosamente le Regionali e tutti dissero che Berlusconi era spacciato. Ne riparleremo anche nel 2017».

A parte il fatto che nel 2006 il centrodestra poi perse alla Politiche, non vorrà mettere tra parentesi la sconfitta alle Amministrative?
«Figurarsi. Riconosciamo la sconfitta e agli elettori diciamo: messaggio ricevuto. Abbiamo pagato dazio alla crisi economica, un destino comune a quello delle forze che sono al governo negli altri Paesi europei».

Tra le cause non inserisce i toni usati dal premier, per esempio sulla giustizia?
«In tempi di crisi i cittadini votano in rapporto alla sofferenza nella gestione del budget familiare. Ed è sempre più difficile immaginare una risposta nazionale a una crisi internazionale. Penso sia necessario che in Europa vengano difesi i nostri interessi. L'Unione non è un vangelo ma un luogo di negoziato perpetuo tra interessi nazionali, spesso divergenti. Credo che Berlusconi e Tremonti abbiano fatto benissimo, riuscendo a inserire tra i parametri del nuovo Patto il risparmio privato, dove l'Italia è fortissima».

Ora però si preannuncia una manovra.
«Sarà valutazione del governo trovare una strada che tenga insieme rigore e crescita. La sfida del prossimo biennio di legislatura è la riforma del fisco, e penso che alla fine ci riusciremo».

Due anni di governo in queste condizioni? Con la Lega che sta ragionando se rompere con il Pdl? Maroni è stato chiaro: spera che la sua nomina a segretario possa «avviare una fase di rilancio dell'alleanza».
«Il rapporto con la Lega è strategico, insieme a loro siamo gli unici a poter dare stabilità e riforme all'Italia. Considero il segnale di Maroni molto importante. Penso che un Pdl più organizzato e percepito in quanto partito, possa dare benefici all'alleanza. Personalmente lo ringrazio. Al governo siamo stati un tandem antimafia affiatato ed efficace, che ha smentito la tradizione per cui i titolari del Viminale e della Giustizia fossero condannati alla lite. Insieme e senza gelosie abbiamo ottenuto grandi risultati, partendo lui dal Nord e io dal Sud».

Per strada Berlusconi ha rotto il rapporto con Casini, pensate di poterlo ricostruire?
«Con l'Udc stiamo insieme nel Ppe, i nostri elettorati sono gemellati. Occorre lavorare per superare questa anomalia. E non è affatto escluso che ci si possa riuscire».

Sul palco delle autorità, alla parata del due giugno, si è notato come Fini da lontano si sia complimentato con lei. È un gesto che può avere un seguito politico?
«Accorciare le distanze umane è sempre un buon viatico».